Nell’orto sinergico le piante non vengono coltivate in filari distinti, né tanto meno in modo intensivo. E questo perché porterebbe all’impoverimento del terreno e quindi alla necessità di migliorarne le caratteristiche facendo uso sempre maggiore di concimi. La vicinanza di piante della stessa specie o famiglia facilita inoltre l’insediamento e la diffusione di parassiti e funghi obbligando a un costante controllo e alla lotta chimica.
Sfruttando invece i meccanismi di autofertilità del terreno e “giocando” semplicemente sulla vicinanza delle piante, è possibile evitare l’uso di qualsiasi concime o antiparassitario.
Sono le piante stesse, con la loro massa fogliare, a concimare il terreno, così come sono le piante stesse, nella loro varietà, a fare del terreno coltivato ad orto un’area dove possano convivere in naturale equilibrio insetti parassiti e i loro antagonisti.
Nella pratica
Nella pratica si tratta di seminare più specie di piante vicine tra loro: in un’area 40x40cm possono trovare posto una leguminosa che ha il compito di fissare l’azoto nel terreno, un’aliacea capace di tenere lontano i parassiti comuni, e un ortaggio comune che possa sfruttare la sinergia data dalle altre piante vicine. Il tutto dovrebbe essere completato da piante da fiore come la calendula o il nasturzio o il garofano che, oltre ad attrarre gli insetti impollinatori, svolgono una funzione antiparassitaria. Analogamente, le piante cosiddette aromatiche devono trovare posto vicino agli ortaggi comuni come naturali repellenti dei principali parassiti.
Da dove partire
Punto di partenza di qualsiasi orto sinergico è il terreno che deve essere naturalmente fertile e recettivo. Il modo migliore per ottenere questo tipo di terreno è coprirlo, in autunno, di trinciato di legno, ottenuto dalla triturazione di rami e fogliame. Questa massa vegetale formerà la materia organica utile a fare del terreno un composto fertile, capace di trattenere l’umidità, e su cui seminare qualsiasi tipo di pianta.
In alternativa, è possibile coltivare patate sotto uno strato di paglia in modo da mantenere un’elevata umidità e richiamare i lombrichi. L’azione di questi ultimi e la disponibilità di molta vegetazione contribuirà a dare struttura al terreno e renderlo adatto a qualsiasi coltivazione futura.
La pacciamatura, fatta con materia naturale come paglia o sfalci, oltre a proteggere il suolo dall’incidenza del suolo e conservare meglio l’umidità del terreno, diverrà, a fine stagione, utile materia organica con cui migliorare la struttura e la fertilità del terreno senza far uso di alcun concime.