Antracnosi

L' Antracnosi

Colletotrichum

Sintomi

Vengono colpite le parti più tenere delle piante a seconda della specie.

In particolare, la fragola viene colpita dal Colletotrichum acutatum che si manifesta sullo stolone formando delle tacche necrotiche che si estendono lentamente, di consistenza stopposa ed infossate. 

Il tipo C. lagenarium colpisce invece il melone, il cocomero e il cetriolo e si presenta con macchie brune infossate di aspetto molliccio; le foglie colpite tendono a seccarsi. 

La cipolla può essere aggredita nel bulbo poco prima della maturazione formando delle macchie nerastre (C. dematium). È utile anche per questo asciugare molto bene le cipolle prima della conservazione.

Tra le forme più dannose che colpiscono il fagiolo, il C. lindemuthianum forma piccole macchie brune che si estendono lungo le nervature. Le macchie, riconoscibili anche sui baccelli, hanno la parte centrale più depressa e più chiara.

Sulle latifoglie (Ippocastano, Platano, Quercia) si presenta come macchie tonde color ruggine sulle foglie che seccano e cadono. Anche i rami possono essere colpiti.

Descrizione

Con il nome di Antracnosi si intende un gruppo di funghi patogeni del genere Colletotrichum che può colpire molte piante. Questi penetrano nella pianta approfittando delle ferite lasciate dalla grandine o dal distacco di una o più foglie. Si propagano tramite le spore che sopravvivono, anche in inverno, nel terreno insieme ai residui vegetali per poi aggredire i germogli e le parti più tenere delle piante in primavera.

I semi delle piante colpite, se usati, danno origine a piante già infettate.

Rimedi

Conviene eliminare le piante colpite per limitare la diffusione e trattare in modo preventivo quelle rimaste con un prodotto a base di rame o con decotti a base di equiseto, da spruzzare sull’intera pianta.

Trattandosi di un malattia fungina, il rispetto dei sesti d’impianto al fine di assicurare una corretta aerazione costituisce un rimedio preventivo importante. A questo si aggiunge la necessità di effettuare una rotazione con intervalli culturali lunghi (quattro anni) in modo da evitare la trasmissione della malattia nelle culture successive.

Scegliamo inoltre varietà locali di attestata resistenza alla malattia.

Prodotti utili

  • Cifo Propoli
  • Compo Duaxo
  • Compo Meteor PFnPE
  • Compo Ortiva Hobby
  • Protect Garden Microgram 35 WG
  • Vithal Idrogeno Carbonato di Sodio

Cercospera

La cercospora

Cercospora beticola

Specie colpite: bietola da coste



Sintomi



Generalmente, secondo il clima, si ravvisano i primi sintomi a giugno inoltrato: sulle foglie più vecchie appaiono piccole macchie tondeggianti prima decolorate, poi imbrunite e quindi rossastre con un’area centrale più chiara. Un alone violetto intorno all’area più chiara è il chiaro sintomo di questa malattia. La malattia è favorita da un clima caldo-umido. 



Descrizione



Nota anche come vaiolatura, è un fungo patogeno che colpisce tutti gli organi verdi della pianta. Se trascurata, la malattia porta al disseccamento delle foglie più esterne e al rallentamento della crescita della pianta.

Rimedi



Importante è eliminare le prime foglie colpite per limitare la diffusione, limitare la concimazione azotata e scegliere cultivar resistenti.
Come per tutte le malattie fungine, la densità delle piante, la disponibilità di piante antagoniste, l’uso di prodotti a base di rame possono essere espedienti validi per la prevenzione e il contenimento della malattia.

Peronospora del cavolo

La peronospora del cavolo

Peronospera parasitica

Sintomi



Le piante colpite presentano macchie rotondeggianti di colore verde chiaro traslucide, generalmente poste negli sazi internervali. Successivamente le macchie assumono forma irregolare con dimensioni che vanno da pochi millimetri a 2 cm prima giallastre e poi brune, ricoperte, nella pagina inferiore, da una muffa grigiastra. Le foglie colpite tendono ad accartocciarsi e seccare.




Descrizione



Questo fungo ha la sua maggiore attività con temperature intorno ai 10-15°C. Può infettare le piantine appena emerse con tre-quattro foglie, provocandone la morte.




Rimedi



L’instaurarsi di questa malattia rivela una scarsa areazione tra le piante, un ridotto drenaggio, una eccessiva densità di coltivazione. Si può prevenire con trattamenti antifungini tradizionali. È importante altresì distruggere i residui delle piante o delle foglie infette.

Alternariosi

L' alternariosi

Alternaria dauci

Sintomi



Piccole lesioni di forma irregolare e di colore bruno-nerastre sui margini e le punte delle foglie. Generalmente l’infezione inizia dalle foglie basali più vecchie, ma non è raro il caso che attacchi direttamente il picciolo delle foglie facendole cadere rapidamente.





Descrizione



Chiamata anche Ruggine della carota, è un fungo che colpisce principalmente le foglie, provocando macchie irregolari e necrotiche. Può talvolta attaccare anche la radice determinando la formazione di irregolari aree marcescenti. È spesso trasmessa attraverso le sementi su cui si annidano le spore.





Rimedi



Effettuare le rotazioni per limitare l’incidenza delle spore ed evitare ristagni idrici. Si può intervenire con prodotti rameici per contenerne la diffusione.

È utile anche effettuare la sterilizzazione del terreno per eliminare le spore.

Prodotti utili

  • Compo Duaxo
  • Flortis Solfato di rame e calce idrata
  • Protect Garden Cupravit Blu
  • Solabiol Fungicida rameico ampio spettro
  • Vithal Fungicida rameico
  • Zapi Ossicloruro di rame blu

Clorosi ferrica

Se le foglie impallidiscono

Capita di vedere in piante apparentemente sane uno sbiadimento progressivo delle foglie che, invece di essere verdi brillanti, impallidiscono fino a mostrare evidenti le nervature. 

A questo si associa spesso un arrossamento dei margini fogliari. Si parla allora di clorosi.

La clorosi ferrica è un male abbastanza diffuso sia tra le piante coltivate in vaso sia per quelle piantate in piena terra. Le foglie appaiono sempre più pallide tanto da mostrare evidenti le venature. Spesso diventano un po’ mollicce prima di ingiallire e cadere. 

Non si tratta di una malattia vera e propria, ma di un’anomalia determinata dal mancato assorbimento del ferro dal terreno. 

Questo elemento è fondamentale per la produzione della clorofilla (responsabile anche del colore delle foglie); in sua mancanza, la clorofilla viene meno e con essa la sintesi clorofilliana che è alla base della vita e dello sviluppo della pianta che di conseguenza rallenta la sua crescita nell’impossibilità di trasformare in zuccheri le sostanze assorbite dal terreno. 

Vi sono diversi motivi per l’insorgere della clorosi ferrica: il primo, ovviamente, è la mancanza di ferro, anche se è quello meno probabile. Il pianeta è ricco di ferro, il suo nucleo è di ferro e la sua mancanza nel terreno è dunque una possibilità remota, possibile, più che altro, nei vasi dove questo elemento può venir dilavato dalla continue annaffiature, così come molti altri microelementi.

Più facilmente, il ferro non può essere assorbito. La principale causa della mancata assimilazione è da ricercare nel pH del terreno, ovvero nella sua acidità. 

Perché il ferro sia assorbito dalle radici, deve essere sciolto nell’acqua che rappresenta il veicolo grazie al quale i microelementi possono essere prelevati dal terreno e utilizzati dalla pianta. 

Un terreno calcareo inibisce la possibilità di assimilazione del ferro che rimane nel terreno in forma insolubile. 

Il rimedio immediato per far fronte al problema è fornire alla pianta, insieme all’acqua delle innaffiature, del Ferro chelato, ovvero il minerale in una forma di pronta assimilazione. Possiamo comprare Ferro Liquido di Compo (ca 7 euro), mescolarlo all’acqua delle innaffiature e distribuirlo sul terreno dove serve. L’effetto che ne deriva è visibile in meno di due giorni: le foglie torneranno subito verdi. 

Va da sé che il problema si risolve aumentando l’acidità del terreno in modo da permettere al ferro di diventare solubile e assimilabile dalle radici. 

Per questo può essere utile aggiungere nei vasi un po’ di torba acida, cambiare il terriccio o aggiungere all’acqua additivi che contrastino il calcare dell’acqua. 

Le piante acidofile ne vanno soggette

Le piante acidofile, come la camelia, l’ortensia, l’azalea, la gardenia, piante cioè che amano avere un terreno prevalentemente acido, possono andare più facilmente soggette alla clorosi.

Se il terreno non ha infatti l’acidità utile, il mancato assorbimento del ferro è il primo sintomo. Oltre alla distribuzione di Ferro chelato, diventa importante acidificare il terreno mediante la distribuzione di torba acida o di lupini tritati (si trova tutto nei garden center).

Un altro importante accorgimento consiste nel mescolare sempre all’acqua delle annaffiature, il succo di mezzo limone o un cucchiaio di aceto; entrambi contribuiscono a compensare il calcare normalmente contenuto nell’acqua del rubinetto e che è il primo responsabile dell’avvizzimento di queste piante quando coltivate in vaso.

Prodotti utili

  • Cifo S5 Concime rinverdente
  • Cifo Ferro
  • Compo Ferro liquido
  • Compo Sequestrene
  • Fito Solfato di ferro liquido
  • Flortis Tripla azione
  • Zapi Rinverdente

L’oidio o mal bianco

L'oidio o mal bianco

Una patina biancastra sulle foglie che da semplici macchie tende ad estendersi sull’intera foglia fino a farla seccare è il segno inconfondibile del mal bianco o oidio. Si tratta di una malattia fungina che aggredisce piante ornamentali e da orto e che arresta la loro crescita. Contro di essa si può intervenire con prodotti anticrittogamici o rimedi biologici.

È  una malattia fungina molto comune, chiamata normalmente Mal bianco o Nebbia o Manna.

Lauroceraso
Vite
Salvia
Zucchino
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Si tratta di un microscopico fungo, appartenente al vasto gruppo degli ascomiceti, che vivono proprio come parassiti sulle piante. In particolare, il mal bianco appartiene al genere Oidium e quello che colpisce le piante è l’Erysiphe necator.

In realtà l’oidio può essere causato da una gran varietà di funghi, anche diversi tra loro. Questo ne rende difficile il contenimento, proprio in virtù  della diversa reazione ai prodotti chimici.

Come per tutte le malattie crittogame, è  favorita dal calore e dall’umidità e può manifestarsi perciò quando il clima crea le condizioni ideali per la sua diffusione. Questo avviene generalmente nella tarda primavera e alla fine dell’estate.

Le condizioni ideali per lo sviluppo della malattia si hanno con temperature superiori a 8° C e inferiori a 30° e un’elevata umidità relativa. 

Con temperature superiori ai 30°  l’oidio tende ad arrestare la sua diffusione per riprendere appena il clima si rinfresca.

Per questo motivo, questa malattia fungina è più diffusa nelle regioni del Nord e in quelle del Centro Italia, mentre è decisamente più rara nel Meridione e nelle isole.

Durante le mezze stagioni il fungo è favorito nella sua diffusione dalla scarsa ventilazione tra il fogliame, dall’eccessiva vicinanza delle piante, da un’irrigazione che oltre al suolo bagna le foglie.

Sui terrazzi spesso si crea un microclima che appare molto favorevole alle malattie fungine a causa della scarsa o non uniforme circolazione dell’aria.

I sintomi sono evidenti

I sintomi sono evidenti: un pulviscolo bianco appare sulla superficie delle foglie e sui boccioli. Quella che inizialmente può essere scambiata per una macchia di calcare lasciata dall’acqua, si allarga sull’intera foglia che finisce col seccare, accartocciarsi e cadere. 

Questo si traduce in una ridotta attività di fotosintesi e un arresto dello sviluppo della pianta; i boccioli si piegano su se stessi o restano piccoli. 

L’oidio colpisce molte piante ornamentali, da orto o da frutto: la quercia, la rosa, la vite, il melo e le cucurbitacee in genere ne vanno particolarmente soggette.

Il mancato sviluppo della pianta si traduce, nell’orto, nell’arresto della maturazione delle bacche (zucche e zucchini) o, sulla vite, nella perdita dei frutti. 

Come prevenirlo

Le nostre piante non possono guarire da sole dal mal bianco che, se non curato, spesso finisce col ripetersi puntualmente ogni anno.  

A scopo preventivo possiamo rispettare il giusto distanziamento tra le piante e migliorarne la ventilazione con una corretta potatura. Sul terrazzo, se installiamo una grata, facciamolo lasciando almeno 5 cm di distanza dalla parete in modo da garantire una corretta circolazione d’aria. Nell’orto la presenza di piante di equiseto (un’erbacea nota anche come Coda cavalina) e basillico limita la possibile insorgenza del fungo.

Come curarlo

Trattandosi di un fungo, si diffonde abbastanza velocemente, anche sulle piante vicine se trova le condizioni di umidità utili.

Per questo è bene intervenire ai primi sintomi.

Dove la diffusione è estesa, possiamo utilizzare con successo un fungicida (anticrittogamico), verificando sulla confezione che sia indicato per la lotta all’oidio.

Per essere sicuri del risultato (visibile già in pochi giorni), dovremo ripetere il trattamento più volte, ma sempre seguendo dosi e frequenza indicate sulla confezione del prodotto.

Il prodotto va irrorato sulle piante colpite e su quelle vicine, servendosi di una pompa a spalla o uno spruzzatore.

L’utilizzo di prodotti anticrittogamici sulle piante dell’orto deve sempre essere subordinata al cosiddetto “Tempo di carenza” ovvero il periodo che deve intercorrere tra la distribuzione del prodotto sulla pianta e la possibilità di servirsene a scopo alimentare. È molto importante osservarlo; in caso contrario mangeremo l’anticrittogamico che può non essere velenoso di per sé, ma che certamente non ci fa bene.

I rimedi Bio

Possiamo ricorrere a rimedi biologici, meno aggressivi, ma comunque validi. Sulle grandi coltivazioni si utilizza un fungo antagonista, l’Ampelomyces quisqualis, con cui vengono irrorati i campi.

Nel nostro orto possiamo usare il macerato di equiseto, una pianta facilmente reperibile nei prati incolti; il macerato, che si ottiene lasciando macerare 100 grammi di pianta fresca (o 15 grami di pianta essiccata) in un litro di acqua per 7-10 giorni, svolge un’ottima azione sia preventiva sia curativa e non ha controindicazioni.

Anche il basilico limita l’insorgenza dell’oidio; per sfruttarne le virtù anticrittogamiche, è bene coltivarlo vicino alle piante da proteggere.

Sulle piante ornamentali del giardino o del terrazzo possiamo agire invece con alcune miscele che risultano vincenti. Il fungo dell’oidio vive e si diffonde sulle foglie sfruttandone il pH proprio della superficie. Modificando, sia pur temporaneamente, questo pH, blocchiamo lo sviluppo del fungo che muore rapidamente.

Per questo possiamo usare il bicarbonato: creiamo una souzione mescolandone 10 grammi in un litro di acqua e irroriamo le piante malate. Il bicarbonato rende più alcalina la superficie fogliare, arrestando il fungo.

Analogamente, possiamo usare l’aceto di mele mescolato all’acqua (un bicchiere in un litro di acqua è sufficiente a creare una miscela sufficientemente acida che, spruzzata sulla pianta, impedisce all’oidio di diffondersi.

Prodotti utili

  • Cifo Cifotris BIO
  • Compo Tripla Azione PFnPO
  • Fito Protezione totale
  • Fito Biofito Crittogame Stop
  • Flortis Tripla azione Spray
  • Protect Garden Curamat AL
  • Vithal Protezione totale
  • Vithal Fungicida antioidico Tiosol 80 WG BIO
  • Vithal Fungicida antioidico sistemico Emerald 125
  • Zapi Ortica Bio Pronto uso
  • Zapi Lecitina polvere
  • Zapi Lecitina BIO Pronto Uso
  • Zapi Sodio BIO polvere
  • Zapi Oidio Zolfo WDG

E non finisce qui

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