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Una carriola in giardino
Una carriola in giardino
L’arrivo dell’autunno comporta grandi pulizie in giardino e nell’orto. Vi sono le foglie da raccogliere, d’ora in poi sempre più numerose, alberi e cespugli da mettere a dimora, piante da estirpare, prato da rastrellare. Uno degli attrezzi più utili, e forse più sottovalutati, è certamente la carriola; non quella classica, ovviamente, ma quelle pensate proprio per il giardino.
Ne abbiamo presa in considerazione una, proposta da Bama, nota al nostro pubblico per i vasi e numerosi accessori per la casa e gli animali domestici. La carriola Kart di Bama dispone di due ruote e un ampio vano chiuso adatto al trasporto di terra, concimi, sacchi, foglie, legna…
Realizzata in materiale plastico completamente riciclabile, non scolora col tempo, perché trattata contro i raggi UV ed è tanto solida da trasportare pesi ingenti.
È dotata di ruote sufficientemente grandi da poter scorrere agilmente sul prato come sulla pavimentazione sconnessa del giardino, e di una tasca portattrezzi in cui riporre guanti, forbici, piccoli attrezzi.
Tra i vantaggi di questa carriola c’è la possibilità di essere completamente rovesciata in modo da facilitarne il carico: immaginiamo di dover raccogliere le foglie, ad esempio, ma anche di voler scaricare della terra.
La sua elevata capacità permette di trasportare facilmente in un sol colpo la terra, il concime, gli attrezzi e la pianta da trapiantare, ma diventa fondamentale anche per spostare gli sfalci dell’erba o, come avviene in questa stagione, le foglie secche o i rami tagliati dalla potatura della siepe. Facilmente reperibile a un prezzo di 30-40 euro, merita di esere presa in considerazione come valido aiuto per la normale manutenzione del giardino.
pHmetro 4 in 1
Uno strumento 4 in 1
Acquistato su eBay per una ventina di euro, questo strumento si rivela utile per chiunque abbia a cuore le proprie piante e desideri tenerle sotto controllo al meglio.
Dotato di una sonda metallica e di un display, funziona con una comune batteria da 9V.
Può svolgere quattro funzioni: controllo del pH, dell’umidità, della temperatura e della luce.
Basta inserire la sonda nel terreno e il display indica immediatamente il livello del pH; fondamentale se coltiviamo acidofile come azalee, gardenie, rododendri, camelie, ortensie e non vogliamo, specie nella coltura in vaso, incorrere nella clorosi ferrica.
Ma basta spostare un commutatore a levetta sul retro per avere altre indicazioni, quali il livello di umidità del terreno, la quantità di luce che giunge allo strumento (mediante un sensore posto alla sommità) e la temperatura. Tutte indicazioni utilissime che vengono fornite istantaneamente e che ci permettono di affrontare al meglio la coltivazione di qualsiasi pianta.
Crediamo che per venti euro non si possa chiedere di più.
Cesoie Fiskars P961
Forbici da potatura Fiskars P961
Nel variegato e spesso complicato mondo di offerte di forbici da potatura, i modelli Fiskars spiccano senz’altro per il design e i colori giallo e nero che li contraddistingue. Se a qualcuno il marchio è poco noto, basterà osservare le forbici da cucina che probabilmente possiede. Se hanno il manico giallo in plastica, probabilmente sono di questo marchio finlandese, la prima ad avere introdotto delle forbici con manico in plastica.
Il catalogo dedicato al giardinaggio prevede molte soluzioni interessanti. Tra queste abbiamo scelto le forbici da potatura P961, appartenenti alla serie X-serie L e dotate di meccanismo PowerGear.
Dispone di lame by-pass utili per il taglio di rami verdi fino a 24 mm di spessore; le lame sono in acciaio temperato rivestite con un trattamento antiscivolo che, oltre proteggere le lame, permette di ancorare il ramo, trattenerlo e facilitarne il taglio. L’impugnatura è ergonomica, realizzata in alluminio pressofuso e rivestite con materiale soft grip, morbida al tatto e atta a garantire un’ottima presa.
La parte mobile dell’impugnatura ruota per seguire il naturale movimento della mano. Questo evita lo strofinamento sulla pelle e la possibile comparsa di vesciche in caso di uso prolungato.
Ma l’aspetto forse più interessante è la tecnica PowerGear che moltiplica la forza applicata per facilitare il taglio e ridurre drasticamente lo sforzo. Se vengono usate per una potatura, ad esempio, di una siepe, dove sono necessari decine e decine di tagli, l’ergonomia e la facilità di taglio sono doti impagabili.
La prova d’uso ha confermato quanto promesso: estrema facilità di taglio, poco sforzo e tagli sempre puliti, netti, senza sfilacciature.
In definitiva, se cercate una forbice con cui lavorare anche in modo continuativo in giardino, questa forbice va senz’altro presa in considerazione.
Scelta del rasaerba
Come scegliere un rasaerba
La primavera porta con sé i lavori tipici della bella stagione tra cui il taglio del prato da fare regolarmente per mantenerlo in ordine e in perfetta salute. Il prato d’altronde è un po’ il biglietto da visita della casa e un tappeto erboso curato è un ottimo modo per dare un’immagine di pulizia e di ordine all’abitazione.
Il taglio del prato è visto, almeno le prime volte, come un piacevole passatempo, qualcosa di rilassante dopo una giornata di lavoro o un buon modo per passare alcune ore all’aria aperta (è un’ottima scusa per non accompagnare la moglie al’Ikea).
Diventa però ben presto qualcosa che si cerca di demandare a questo o quello in famiglia, perché ripetitivo, noioso e anche faticoso. Si tratta in fondo di rastrellare prima e dopo il prato, di passare il rasaerba, di gettare gli sfalci…
Spesso la fatica è dovuta all’impiego di una macchina non idonea, rumorosa, puzzolente e che taglia male.
Se è il momento di rimediare con l’acquisto di un rasaerba aggiornato, ecco alcune indicazioni per scegliere il possibile modello in modo da spendere in modo corretto i propri soldini e comprare qualcosa che possa durare per i prossimi anni senza crearci problemi.
Il giardino e le sue dimensioni
La prima considerazione che dobbiamo fare riguarda le dimensioni del giardino e la sua configurazione: ai fini della scelta del rasaerba consideriamo piccolo un prato fino a 100 mq, medio da 100 a 250 mq, grande se è superiore a 250 mq. Osserviamo inoltre qual è il punto più stretto in cui vogliamo usare il rasaerba: se vogliamo che passi tra le piante o le aiuole, dobbiamo scegliere una macchina di larghezza contenuta. Da un lato quindi cercheremo una macchina con una larghezza di taglio più ampia possibile, a meno che i punti stretti tra cui passare siano tali da imporci una misura inferiore.
Un altro particolare da osservare è l’eventuale pendenza del prato: se la pendenza è tale da richiedere una particolare fatica nello spingere la macchina, è bene orientare la propria scelta su un rasaerba semovente. Va da sé che questi modelli, un po’ più costosi, eliminano qualsiasi fatica anche su una superficie piana.
La potenza
Di solito si è indotti a pensare che, come per altri attrezzi, più il rasaerba è potente e meglio è. Questo è vero solo in parte; è sensato pensarlo se il nostro prato è talmente incolto da avere cespugliotti tanto robusti da renderne dfficile il taglio. Queste condizioni sono abbastanza improbabili in un giardino privato.
Trattandosi di un attrezzo atto a tagliare l’erba, la vera differenza è fatta dalle lame: delle lame affilate tagliano benissimo con la minima potenza. Qualsiasi modello scegliamo, concentriamo quindi la manutenzione sulle lame perché da esse dipende l’effettiva resa della macchina.
Modelli con motore a scoppio
Una volta le rasaerba erano solo con motore a scoppio: non c’era alternativa. Le motorizzazioni vedevano Briggs&Stratton e Honda come marchi leader indiscussi. Oggi entrambi questi marchi propongono motori aggiornati a basse emissioni con avviamento elettrico, certamente più comodi del tradizionale avviamento a strappo. Siccome però tutto si paga, dobbiamo sapere che anche il vecchio avviamento a strappo si è aggiornato e, insieme a un pizzico di elettronica, garantisce un avvio a freddo molto meno faticoso di un tempo.
Il rasaerba con motore a scoppio porta con sé una totale autonomia dando la possibilità di tagliare anche lontano dall’abitazione, senza fili tra i piedi e con la massima potenza.
Per contro, i modelli con motore a scoppio sono più pesanti e comportano un minimo di manutenzione: candela, filtro, carburatore. In caso di mancato avvio, dobbiamo metterci mano insomma. Inoltre il motore inquina: possiamo, è vero, usare benzina alchilata, ma resta pur sempre un sistema inquinante. E consideriamo in questo che noi siamo proprio dietro la macchina e che respiriamo quindi ogni gas emesso.
Modelli elettrici
Per curare il giardino di una villetta, piccolo o medio, una soluzione ecologica molto valida è costituita da un rasaerba elettrico. Abbiamo bisogno di una presa e di una prolunga e dovremo evitare che ci stia tra i piedi, ma vale senza dubbio la pena di prenderla in considerazione. Scegliamo una prolunga sufficiente a raggiungere il punto più lontano dalla presa; scegliamola di colore arancione perché sia ben visibile e, abitualmente, facciamo passare il filo sopra la spalla in modo da evitare che possa finire sotto le lame.
Il rasaerba elettrico offre il vantaggio di essere più leggero di quello con motore a scoppio e di non richiedere alcuna manutenzione se non quella relativa alle lame. Non ha mai problemi di avviamento e può essere usato da chiunque senza difficoltà.
Modelli a batteria
Rappresentano l’ultima frontiera e probabilmente quelli che soppianteranno nei prossii anni i modelli a filo. Il loro costo scende sensibilmente anno dopo anno; assicurano autonomia e potenza utile per giardini piccoli e medi. Il consiglio è di scegliere il modello in base alla batteria o meglio in base alla possibilità di acquistare altri prodotti della stessa marca con cui mettere in comune la batteria. Vi sono modelli con batteria integrata adatti per lavori limitati nel tempo e modelli con batteria intercambiabile, più performanti. Con due batterie è possibile affrontare qualsiasi lavoro, anche lungo, senza interruzioni.
Le lame e la loro affilatura sono determinanti per eseguire un taglio corretto con la minima fatica.
Le ruote di grandi dimensioni facilitano lo spostamento della macchina sul prato.
La regolazione centralizzata dell’altezza di taglio è molto pratica, anche se non fondamentale.
E ancora…
– Dobbiamo sapere che le ruote, più grandi sono e più facilmente sposteremo il rasaerba sull’erba.
– Il cesto di raccolta ci evita di raccogliere l’erba dopo il taglio: se non facciamo il taglio mulching (per il quale la macchina deve essere predisposta) lasciare l’erba sul prato rischia di danneggiarlo.
– La regolazione della stegola (è la barra che collega la base all’impugnatura) è importante per permettere una corretta regolazione dell’altezza ed evitare sforzi inutii sulla schiena.
– La regolazione dell’altezza di taglio fatta con un un unico comando è molto più pratica; cinque altezze sono più che sufficienti.
Attenzione
Nella scelta del nostro rasaerba non basiamoci solo sul prezzo: la scelta del marchio può essere determinante per la durata del nostro acquisto. Consideriamo che basta la rottura di una ruota per invalidarne l’utilizzo e quindi affidiamoci a marchi noti di cui siamo certi di aver assistenza o pezzi di ricambio.
Marchi quali Al-Ko, Black+Decker, Bosch, Efco, Einhel, Gardena, Grin, Honda, Husqvarna, McCulloch, Oregon, Snapper, Stihl, Toro, Worx (in ordine esclusivamente alfabetico) sono quelli a cui rivolgersi per andare sul sicuro.
Subirrigazione
La subirrigazione
La subirrigazione è un sistema relativamente recente per l’irrigazione del prato, delle siepi e delle aiuole che assicura un elevato risparmio idrico a fronte della più corretta idratazione del terreno. Concettuamente si tratta di bagnare le piante da sotto, anziché da sopra.
Nell’irrigazione tradizionale, sia essa fatto a pioggia o tramite tubi microforati, la perdita di acqua dovuta all’evaporazione è molto elevata. Inoltre comporta l’uso di irrigatori o tubi a vista, cosa che, in aree urbane, comporta il rischio di danneggiamenti e furti.
Bagnare da sotto
Irrigare le piante da sotto permette di inumidire il terreno senza le perdite dovute all’evaporazione, tanto maggiore quanto maggiore è la temperatura, l’incidenza del sole o del vento.
Il risparmio idrico che ne può derivare va da un 30 a un 50%; inoltre si riducono i problemi di drenaggio e di ruscellamento, rendendo il sistema particolarmente adatto per le zone in pendenza.
Per realizzare un sistema di subirrigazione è necessario stendere 5-8 cm sotto il livello del terreno un tubo poroso attraverso il quale è possibile inumidire il terreno secondo le necessità. Il tubo deve formare una serpentina sotto terra in modo da garantire la minima dispersione e la massima copertura della superficie da irrigare.
Quando l’acqua viene fatta passare nel tubo, si disperderà nel terreno inumidendolo e, di fatto, fornendo acqua alle radici senza bagnare la superficie dell’aiuola o del prato.
In più, essendo il tubo posto sotto le radici, si indurranno queste a crescere verso il basso aumentando la capacità della pianta di resistere ad eventuali periodi di siccità.
La gestione
Com si diceva, si può sfruttare un sistema di subirrigazione per un’aiuola, uno spartitraffico, un prato, ma anche per irrigare una siepe. Vi sono apposite macchine fatte per l’interramento del tubo: la macchina crea un solco, vi cala il tubo e lo ricopre di terra.
Una volta posizionato, il tubo può essere collegato direttamente a un rubinetto o asservito a un programmatore che ne stabilisca orari e durata di irrigazione.
Di più: un sistema di irrigazione del genere, subordinato a un sensore di umidità e uno di pioggia, garantisce un’umidità costante del terreno all’altezza delle radici con il minimo consumo di acqua.
Impiegato dalle amministrazioni comunali, permette una gestione molto efficiente senza che vi sia alcun elemento a vista. In ambito privato, significa bagnare il prato senza mai… bagnarlo.
Nell’orto
L’utilizzo nell’orto può risultare tanto conveniente quanto pratico. Invece di fare tante buchette per il trapianto o la semina, si scava una trincea, vi si mette il tubo poroso sul fondo e quindi, sopra altra terra, le piantine o i semi. La costante disponibilità di acqua a livello delle radici sarà garantita con un consumo di acqua veramente contenuto. La superficie del terreno apparirà asciutta, persino secca, ma appena sotto il terreno rimarrà umido a totale beneficio delle colture.
Come regolarsi
Come regolarsi per sapere quanta acqua è necessaria? Non vedendo né l’acqua, né il terreno umido potremo inizialmente essere in difficoltà. Sarà sufficiente, prima di interrare il tubo, appoggiarlo sul terreno, farvi scorrere l’acqua e valutare quanto tempo impiega a inumidire la fila vicino a cui è appoggiato: questo ci darà un’idea corretta dei tempi di apertura dell’acqua in rapporto alla pressione disponibile.
La scelta del vaso
La scelta del vaso
Il vaso è la casa delle piante, almeno di quelle che coltiviamo in casa e sul terrazzo. Non basta che sia grande o bello: bisogna che abbia alcune caratteristiche tali da assicurare alla nostra pianta lo spazio ideale in cui crescere. Ve ne sono alcune le cui radici sono superficiali, come le primule e molte erbacee, e una ciotola alta pochi centimetri può essere sufficiente. Ve ne sono altre, come la rosa, che sprofondano le loro radici e per le quali serve dunque un vaso alto più che largo. Conoscere le caratteristiche delle piante può aiutare a scegliere il contenitore ideale.
Le dimensioni
Quando rinvasiamo una pianta dobbiamo cercare un vaso appena più grande. È un errore dare alla pianta un vaso più grande del necessario: si espanderebbero molto le radici a scapito del fogliame. Una pianta in un vaso troppo piccolo sarebbe sempre assetata e non troverebbe nel terreno il nutrimento necessario.
Quando acquistiamo una pianta, estraiamola dal vaso e guardiamo come sono disposte le radici: se sono arrotolate intorno al perimetro, hanno bisogno di più spazio, se sporgono dal foro di drenaggio hanno bisogno di un vaso più fondo. Se quasi non si vedono, attendiamo a rinvasarla: probabilmente non ne ha bisogno.
Più i vasi sono profondi più a lungo conservano il terreno umido: in superficie infatti il terreno si asciuga in fretta per evaporazione, mentre in profondità mantiene sempre un po’ di umidità.
I vasi in cotto
Questi vasi hanno il vantaggio di fare da isolante termico: la terra al suo interno si riscalderà più lentamente a tutto beneficio delle radici. Anche in inverno, il cotto protegge, più di altri. materiali, le radici dal gelo. Infine, il vaso in cotto, essendo più pesante, assicura maggiore stabiità alla pianta.
Per contro, il vaso in terracotta è più pesante e costoso di quello in resina. Inoltre il materiale con cui è fatto è permeabile all’acqua e l’assorbe parzialmente. Per questo, prima di qualsiasi rinvaso, andrebbe lasciato immerso in acqua per alcune ore. Non ultimo, il vaso in cotto si può rompere, macchiarsi, creparsi con il gelo.
Il vaso di plastica
I suoi vantaggi sono un’indubbia economicità e la leggerezza che la fa senz’altro preferire ai vasi di cemento o di terracotta nelle installazioni sui terrazzi e balconi (nei vasi di grandi dimensioni si possono risparmiare molti chili). Non assorbe acqua e permette forme che prevedono riserve d’acqua alla base, impossibili con la terracotta.
Per contro, la resina non isola dalle temperature esterne e, specialmente nei vasi piccoli, accelera il riscaldamento della terra e l’evaporazione dell’acqua.
Attrezzi manuali
È tutto più facile con gli attrezzi giusti
Usando l’attrezzo più appropriato, qualsiasi lavoro risulta più semplice e il risultato più appagante. C’è chi ancora convinto che in casa sia sufficiente avere un martello un cacciavite per fare qualsiasi cosa; ma l’esperienza ci dice che non è affatto vero. E in giardino vale lo stesso, anche se, fortunatamente, la varietà di attrezzi necessari è decisamente inferiore.
Innanzitutto si tratta di distinguere tra i lavori fatti in casa o sul terrazzo e quelli fatti in un giardino, diversi ancora, per molti versi, da quelli fatti nell’orto.
Se abbiamo a che fare con la terrazza, gli attrezzi di cui possiamo avere bisogno sono pochi e piccoli, ma non per questo devono essere meno robusti e affidabili. Se ci dobbiamo occupare di un giardino avremo senz’altro bisogno di attrezzi più grandi e robusti e, con l’aumentare delle dimensioni e del tempo che dovremo dedicare, può rendersi necessario l’utilizzo di attrezzi meccanici.
Le dimensioni sono dunque il primo fattore che ci consente di discriminare tra gli attrezzi piccoli, quelli grandi e quelli motorizzati.
Il secondo fattore, non sempre immediatamente individuabile è costituito dalla struttura del giardino. Se desideriamo che il nostro spazio verde sia più “naturale” possibile, probabilmente gli attrezzi manuali tradizionali –zappa, vanga, rastrello- possono bastare, ma se invece vogliamo curare un prato ben rasato o una siepe l’uso di mezzi meccanici deve essere preso in seria considerazione. Analogamente, se abbiamo un piccolo orto e, aggiungiamo noi, le energie per vangarlo, una vanga può bastare, ma se le dimensioni sono un po’ più di un fazzoletto di terra una motozappa può essere risolutiva.
I più piccoli
Sulla terrazza, ma anche nella cura delle aiuole del giardino, i piccoli attrezzi manuali sono fondamentali.
Essi offrono la delicatezza e la precisione necessaria nella messa a dimora in vaso, ma anche nel trapianto in piena terra di piantine nelle aiuole, o nell’interramento dei bulbi o la pulizia della superficie di una bordura.
Ne esistono sostanzialmente di due tipi: quelli interamente costruiti in metallo con il manico ricoperto in plastica o gomma, e quelli realizzati in metallo con il manico in legno.
Le caratteristiche da ricercare sono la robustezza, la maneggevolezza e la durata nel tempo, caratteristiche ottenute con l’uso di acciaio temprato, verniciato a fuoco, un corretto disegno che assicuri un buon bilanciamento dell’attrezzo e l’uso di materiali di buona qualità.
Possono essere smaltati di nero, color metallo oppure colorati, ma mai troppo leggeri: la legggerezza può essere scambiata per una comodità, ma è spesso indice di limitata rosbustezza. Se, infine, il manico dispone di un foro, risulterà facile appenderli e riporli.
I piccoli attrezzi sono molti, proprio perché il loro impiego è comune sia al terrazzo che al giardino: cerchiamo di identificare i tipi più diffusi.
La paletta si distingue dal trapiantatoio perché la prima ha il manico sullo stesso asse della superficie di raccolta, mentre nel trapiantatoio il manico, oltre a non essere sullo stesso piano, è leggermente inclinato. Possiamo chiamarli “palette” entrambi, ma il secondo è indubbiamente più indicato per effettuare un piccolo scavo di forma circolare in cui inserire una piantina appena acquistata.
La zappetta si presenta in diversi modi: semplice, con la parte funzionale quadrata, triangolare o a forma di cuore, perpendicolare al manico, oppure abbinata a un tridente. La zappetta è ideale per rompere le zolle prima di intervenire con la paletta, mentre il tridente consente di arieggiare il terreno spezzandone la superficie; il tridente può anche servire per sradicare delle infestanti o ripulire il terreno da radici e grossi sassi.
Il rastrellino è un attrezzo in miniatura, normalmente dotato di quattro denti, molto indicato per smuovere ed arieggiare il terreno in superficie, ripulendole dalle foglie, legnetti, radici, ma anche per strappare erbe indesiderate nelle cassette o nelle aiuole.
Per sarchiare il terreno, si usa il coltivatore sarchiatore, un attrezzo a tre denti lunghi dieci-dodici centimetri adatto ad aprire il terreno per arieggiarlo e facilitarne l’escavazione, ma utile anche per togliere dalla superficie foglie, erba o legni.
Un ultimo attrezzo è la forchetta, a due o tre denti, utilissima quando si intende sradicare una piantina, vuoi per spostarla, vuoi per dividerla o eliminarla.
Nella cura delle aiuole può essere utile disporre di un piantabulbi o di un trapiantatore, ovvero un attrezzo studiato per realizzare con un solo gesto una piccola buca atta a contenere una piantina appena estratta dal suo vasetto.
Gli attrezzi più grandi
Badile, vanga, rastrello e zappa sono gli attrezzi fondamentali per il trattamento della terra. La vanga ha forma triangolare, appuntita da una parte e sagomata dall’altra per consentire di appoggiare il piede. L’attrezzo e il suo manico sono sullo stesso asse per consentire all’utilizzatore di conficcare la parte metallica nel terreno e tagliarlo anche verticalmente. Il suo impiego è indispensabile per realizzare buche di grosse dimensioni e per delimitare lo spazio delle aiuole con tagli precisi del terreno. Ne esiste anche una versione con la pala quadra anziché triangolare, adatta all’impiego su terreni morbidi.
Si può scegliere tra il modello classico, tradizionale, a manico lungo, e quello “americano”, con manico corto e un’impugnatura su cui mettere due mani. La versione corta può offrire il vantaggio, nell’uso, di poter far forza appoggiandovi l’intero peso del corpo.
Il badile, più largo della vanga, ha una superficie più adatta alla raccolta del terreno, perché leggermente concava. Attrezzo e manico formano un angolo molto aperto, ma non sono sullo stesso asse; può essere utilizzato al posto della vanga sui terreni più morbidi, anche se è meno tagliente e la forma è meno indicata. Ideale per spostare grosse quantità di materiale, terra, ghiaia, foglie, concime, è forse il più faticoso degli attrezzi: per questo il suo utilizzo è consigliato con le ginocchia leggermente piegate, utilizzando eventualmente un ginocchio come fulcro.
Il rastrello non ha bisogno di spiegazioni: è l’attrezzo fondamentale nella cura del prato in quanto consente di pulirlo prima e dopo il taglio, per eliminare residui che possono danneggiare il tagliaerba e per togliere lo sfalcio ed evitare che marcisca sul prato stesso. Il rastrello tradizionale è rigido a nove o più denti, ma esiste anche la versione “raccoglifoglie” a denti elastici, spesso distanziabili tra loro, studiato per la raccolta delle foglie e la pulizia in genere delle superfici. Mentre il rastrello rigido permette di effettuare un’azione energica sul prato, impedendone l’infeltrimento, ma anche di livellare un terreno prima e dopo la semina, il secondo svolge invece un’azione molto superficiale, adatta esclusivamente alla raccolta.
Per spostare grandi quantità di materiale legggero, come le foglie o l’erba, è utile impiegare la forca, generalmente a quattro o cinque denti, un poco ricurvi e dotata di un manico che forma, alla sommità, una specie di “T”, atta a migliorarne la presa.
La zappa si usa per smuovere il terreno in superficie, in modo da arieggiarlo o per consentire la penetrazione del fertilizzante vicino alle piante. La sua forma, rettangolare o triangolare, consente di rompere facilmente le zolle, mentre la piccola forca, che le è spesso abbinata, permette di rompere facilmente il terreno duro.
Un po’ cassone, un po’ serra
Un po' cassone, un po' serra
Se abbiamo la necessità di avere qualcosa di più grande di un normale cassone per le semine, ma non vogliamo montare una vera serra, questo progetto potrebbe fare al caso nostro. È una semplice costruzione che possiamo realizzare senza far uso di cemento, ma soltanto sfruttando dei mattoni di cemento e due vecchie finestre.
Potremo usarlo per proteggere le piante verdi dal freddo, per conservare quelle più delicate che abbiamo coltivato sul balcone, per rinforzare le piantine ottenute per talea, ma anche per far germinare i semi dalla fine di gennaio in poi.
Utilizziamo un vecchio pallet come base: isolerà le piante dal terreno e ci fornirà una pavimentazione su cui appoggiare vasi, cassette, semenzai.
Costruiamo tre pareti intorno al pallet avvicinando e sovrapponendo dei mattoni di cemento, facilmente reperibili a poco prezzo. Non serve usare malta o cemento: basta avere una superficie piana d’appoggio.
Chiudiamo la parte anteriore con una vecchia finestra (chi installa serramenti sarà felice di regalarcela) che potremo anche solo legare ai mattoni con due giri di corda.
Nella parte superiore, un’altra finestra, o un telo di plastica trasparente. Se vogliamo assicurare una certa tenuta contro gli eventuali spifferi, ci basterà impiegare la camera d’aria di una bicicletta come guarnizione.
Tunnel
Il minitunnel
Il tunnel è l’espediente più semplice ed economico per proteggere delle colture dal freddo invernale, ma anche per anticipare delle semine. Al suo interno infatti la temperatura di giorno è ben più elevata che all’esterno, mentre di notte le piante hanno una valida difesa dal gelo.
Si realizza molto facilmente utilizzando degli archetti di metallo, un telo di plastica trasparente e della corda di nylon.
Gli archetti si possono acquistare nei Garden center della misura desiderata, oppure si possono facilmente realizzare sagomando e tagliando del tondino di ferro.
Il terreno della proda va preparato, vangandolo, concimandolo e affinandolo in modo da prepararlo per l’eventuale semina. Se, diversamente, la proda accoglie già delle colture, prima del montaggio del tunnel è bene eliminare tutte le erbacce, estirpandole con la radice.
Ogni archetto va infisso nel terreno per circa dieci centimetri. Gli archetti vanno disposti a distanza regolare, a circa il doppio dell’altezza dell’archetto stesso. Si mette il primo all’inizio della proda e l’ultimo alla fine della stessa.
Si stende quindi il telo plastico lungo due metri più del tunnel che si intende realizzare e largo un poco più di quanto basta a coprire completamente gli archi.
Si lega la plastica sui lati corti e si fissa al terreno mediante un picchetto per ogni lato in modo che stia ben teso.
Infine, si lega della corda tra un estremo e l’altro di ogni archetto in modo da tenere la plastica aderente agli archetti stessi.
Con dei legni, delle pietre o della terra, si blocca la plastica al terreno in modo che rimanga più aderente possibile.
Il tunnel così realizzato va aperto ogni giorno nelle ore più calde per circa mezz’ora in modo da evitare che al suo interno si creino condense che possono portare, per eccesso di umidità, a marciumi o pericolose malattie fungine.