Orchidee, prime cure

Orchidee, piante aliene

Le orchidee sono piante molto originali, tanto belle e appariscenti, quanto singolari dal punto di vista botanico. La loro coltivazione in casa non presenta particolari difficoltà purché non si incappi in errori banali e si cerchi di rispettare le loro peculiari esigenze.

Luce e umidità sono le sole cose di cui hanno bisogno per svilupparsi al meglio. Non è difficile nelle nostre case ricreare le condizioni per loro ideali: basta considerarle per quello che sono, nel bene e nel male: delle vere singolarità.

La prima distinzione

Distinguiamo le specie normalmente in commercio in due famiglie, quelle con vaso trasparente (o opalino) e quelle in cui le radici sono affondate nel terreno. Le prime si chiamano tecnicamente epifite, mentre le seconde sono semplicemente definite terrestri.

La distinzione è fondamentale per sapere come rinvasarle, ma anche come esporle.

Il vaso trasparente

Diversamente da altre piante, alcune orchidee (come la comunissima Phalaenopsis) sono vendute in vasi trasparenti. Le radici di queste piante sono verdi perché contribuiscono a svolgere l’attività di fotosintesi come le foglie. Per questo è importante che stiano in un vaso trasparente in modo che possano prendere luce. All’interno del vaso non va messa terra di alcun genere, ma solo corteccia a pezzetti. In casa inumidiremo questa corteccia immergendo il vaso in acqua per mezz’ora una volta alla settimana (più spesso nelle settimane più calde dell’anno), lasciando sgocciolare bene e rimettendo poi a posto la pianta. Una volta al mese mescoleremo all’acqua in cui immergiamo il vaso anche del concime per orchidee. La posizione ideale è luminosa, ma non colpita dal sole: in inverno dietro una finestra, in estate anche all’esterno, purché lontano dai raggi del sole. Fondamentale è l’umidità dell’ambiente: queste orchidee vivono bene dove l’umidità relativa è elevata (oltre il 60%). Per questo nebulizziamo tutti i giorni la pianta con lo spruzzino o utilizziamo un umidificatore.

Non solo in vaso

In natura queste piante crescono appoggiate al tronco di piante più grandi; le radici si abbarbicano alla corteccia per tenere in posizione la parte aerea, ma sono “in aria libera”.

Il vaso in cui di solito le teniamo è solo funzionale: possiamo anche legare la pianta a una corteccia o, per eccesso, ad uno spago, e lasciare che cresca liberamente senza alcun contenitore. Dal momento che il vaso offre il vantaggio di mantenere l’umidità vicino alle radici, se scegliamo di non usarlo dovremo preoccuparci di mantenere l’ambiente umido e le nostre nebulizzazioni sulle radici dovranno essere regolari e frequenti.

Dendrobium
Cattleya
Cymbidium
Phalaenopsis
Brassavola
Paphiopedilum
Miltonia
Vanda
Odontoglossum
Oncidium
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Le specie terrestri

Vi sono orchidee le cui radici affondano nel terreno e ne traggono nutrimento: si tratta del Cymbidium, del Cyripedium, della Bletilla, del Paphilopedium. Non è terriccio ordinario e in nessun caso dobbiamo usare un terriccio universale; il substrato utilizzato è formato infatti da un mix di corteccia di pino e torba. La necessità di impiegare un terriccio specifico è determinata dal fatto che bisogna assicurare alle radici la costante umidità, ma anche una costante areazione. In nessun caso l’acqua si deve fermare all’interno del vaso: le radici soffocherebbero rapidamente portando a rapida morte la pianta.

Una grande famiglia

Quella delle orchidee è una delle famiglie più grandi: si contano infatti 775 generi e oltre 20.000 specie. L’ibridazione compiuta dagli specialisti nel corso degli anni porta questo numero a superare le 100.000 unità, rendendo sempre più difficile e complessa una corretta classificazione. Per questo si suole suddividerle tra epifite (solo radici aeree) e terrestri; l’estrema adattabilità alle più diverse condizioni pedoclimatiche fa sì che si possano prendere in considerazione anche altre sottocategorie come le semi-epifite o litofite, orchidee in grado di sviluparsi anche su materiale inerte (sassi) ricoperti di materia vegetale (muschio). Altre ancora crescono solidamente ancorate a terra, ma sviluppano comunque radici aeree verdi che contribuiscono all’assorbimento dei nutrimenti attraverso l’umidità dell’aria.

Poltiglia bordolese

La poltiglia bordolese

La poltiglia bordolese è uno dei rimedi più usati per prevenire e combattere le malattie fungine. È spesso chiamata “ramato” e viene utilizzata abitualmente sulle viti e le piante da frutto per proteggerle dalle malattie crittogamiche. Questo preparato venne scoperto e utilizzato per la prima volta in Francia nel 1884 per essere rapidamente adottato dai viticultori, prima, e dagli agricoltori in generale, poi. Può essere acquistata e preparata mediante diluizione, oppure preparata home made. La soluzione ottenuta va distribuita con una pompa sull’intera pianta o pennellata direttamente sui tronchi delle piante, dove normalmente si annidano le larve e le spore.

Com’è fatta

La poltiglia bordolese è un mix di solfato di rame e idrossido di calcio (calce spenta). Il solfato di rame è un composto acido che, se usato a se stante, brucerebbe le foglie. Indispensabile perciò la sua associazione con l’idrossido di calcio che ne abbassa l’acidità rendendo la soluzione molto efficace contro i funghi.

Come prepararla

Per la preparazione di 10 litri di poltiglia bordolese è necessario un secchio non metallico della capacità di 10 litri, un bastone per la mescola e un ulteriore contenitore per sciogliere l’idrossido di calcio. Ci servono inoltre 90 grammi di solfato di rame e 80 grammi di idrossido di calce (calce idrata o spenta).

Iniziamo col mescolare in 9 litri di acqua a temperatura ambiente il solfato di rame. È bene mescolare finché la soluzione appare omogenea, di un bel colore azzurro.

In un contenitore a parte si scioglie l’idrossido di calcio a un litro di acqua, mescolando in modo che la soluzione appaia ben uniforme.

Si versa la soluzione a base di calcio nel secchio del solfato di rame, lentamente (evitare gli schizzi), mescolando di continuo.

La soluzione va usata in giornata perché sia efficace.

Nella preparazione è raccomandato l’uso di guanti e occhiali protettivi.

Su quali piante è utile

Oltre che molto efficace contro la peronospora della vite (per cui è stata creata) la poltiglia bordolese si dimostra efficace per prevenire e combattere molte malattie fungine su:

    • olivi,
    • agrumi (limone, arancio, pompelmo),
    • drupacee (pesco, susino, albicocco, mandorlo, ciliegio),
    • pomacee (melo, pero, cotogno, nespolo, sorbo, lazzeruolo),
    • solanacee (pomodoro, melanzana, patata),
    • fragola.

I prodotti consigliati

Vithal
Bordoran 20 WG – 500gr

Zapi
Poltiglia bordolese Blu
500 gr

Vebi
Poltiglia bordolese
500gr

Come risparmiare acqua

Come risparmiare acqua

La scarsità di acqua sta diventando un problema e anche le regioni che sono tradizionalmente ricche di corsi d’acqua si trovano quest’anno a dover fare i conti con la necessità di evitare gli sprechi e ridurre i consumi allo stretto necessario.

Cosa possiamo fare nel nostro piccolo per assicurare all’orto, al giardino, al terrazzo l’acqua utile per le nostre piante? Vi sono piccoli accorgimenti che ci permettono di consumare solo lo stretto necessario. Vediamone alcuni.

Una regola per tutti

La prima regola fondamentale da seguire e che incide notevolmente sul consumo di acqua per l’irrigazione è bagnare solo nelle ore serali.

Il motivo è legato alla temperatura che, alla sera, tende a scendere e rimane al minimo per molte ore prima del sorgere del sole. Bagnare Alla sera limita drasticamente l’evaporazione dell’acqua stessa che, invece, ha tutto il tempo di penetrare in profondità nel terreno. Se bagnassimo durante il giorno, il 10-20% dell’acqua si disperderebbe nel giro delle prime due ore.

Inoltre, versare acqua fredda su un terreno caldo può provocare uno shock termico che non aiuta certo le piante a rimanere in salute.

In giardino

Bagnare il prato una volta alla settimana fornendo tanta acqua. Con temperature superiori a 30° un prato esposto al sole necessita di circa 4-5 litri di acqua a metro quadrato. In questo modo l’acqua può scendere in profondità e inumidirei terreno livello delle radici. Bagnando poco e spesso bagneremmo solo i primi millimetri di terra con scarsi benefici per il prato e massima dispersione per evaporazione.

Bagnare la siepe utilizzano. un’ala gocciolante (tubo che porta dei forellini a intervalli regolari) permette di localizzare l’irrigazione alla base della siepe evitando dispersioni. Il consumo è ridotto di circa il 50%.

Bagnare le aiuole con ala gocciolante o, meglio ancora, con gocciolatori  posti vicino alle piante. In questo modo si mantiene il terreno umido utilizzandomeno della metà dell’acqua che impiegheremmo utilizzando l’annaffiatoio. Inoltre abbiamo un ulteriore vantaggio: evitiamo di bagnare le foglie e riduciamo il rischio di diffusione di malattie fungine.

Se abbiamo piantato un alberello, la tecnica migliore per bagnarlo è porre vicino alle radici (al momento dell’impianto) un tubo corrugato che parta dalla base delle radici e sporga dal terreno per alcuni centimetri. Ci basterà quindi versare dell’acqua nel tubo per bagnare il terreno a livello delle radici ottenendo il massimo risultato con la minima quantità di acqua.

Se abbiamo un sistema automatico di irrigazione, è bene dotarlo di sensori di pioggia e di umidità atti a inibire l’irrigazione se il terreno è già sufficientemente umido.

In terrazzo

Il modo più pratico ed economico per bagnare le piante in vaso è utilizzare un sistema di irrigazione a goccia. Questo ci permette, utilizzando gocciolatori a portata regolabile, di fornire ad ogni pianta la giusta quantità di acqua di cui necessita, evitando sprechi.

Se annaffiamo “a mano” consideriamo che i vasi più piccoli dovranno essere bagnati più frequentemente (quasi tutti i giorni) perché il terreno si asciuga in fretta.

Vasi da 10-12 cm di diametro si bagnano meglio per immersione: è necessario metterli in un catino pieno d’acqua e lasciarceli per almeno 15 minuti. In questo modo si idrata tutto il terreno  in modo omogeneo. L’acqua avanzata nel catino servirà per bagnare i vasi più grandi.

Per limitare l’evaporazione, è utile coprire la superficie dei vasi più grandi con argilla o corteccia.

Infine è bene evitare, durante le settimane più calde, di fornire alle piante fertilizzante di qualsiasi tipo perché aumenta le esigenze idriche. Riprenderemo appena si abbassa la temperatura.

Nell’orto

Nell’orto l’irrigazione per scorrimento, allagando i sentieri tra le prode, è un sistema tradizionale, ma certamente quello che richiede il maggior consumo di acqua. Offre il vantaggio di bagnare in profondità il terreno e di raffreddarlo e per questo può essere praticato con maggiore libertà di orario rispetto agli altri sistemi.

In linea generale, la copertura delle prode con un telo plastico o biodegradabile è il modo più semplice ed economico per mantenere il terreno umido impedendone il disseccamento. Per evitare però che il terreno si riscaldi eccessivamente, i teli dovranno essere coperti con paglia, sfacci dell’erba, foglie secche in modo da garantire un po’ di isolamento termico e il riparo dai raggi diretti del sole.

Ovviamente non è sempre possibile: nelle colture che seminiamo a spaglio (molte insalate, il prezzemolo, i ravanelli, ad esempio) la pacciamatura con teli non è una soluzione percorribile. 

Dove le piante sono ben distanziate tra loro, possiamo irrigarle con un ala gocciolante o un sistema a gocciolatori che, come per il giardino, garantisce un risparmio di acqua notevole.

Dove invece abbiamo seminato a spaglio e le colture sono fitte, vale la pena irrigare utilizzando un tubo poroso; a differenza dell’ala gocciolante, questo trasuda acqua su tutta la superficie. Ci basterà appoggiarlo sul terreno per bagnare il terreno per una larghezza di circa 15-20 cm. Possiamo anche interrarlo per ridurre ulteriormente la dispersione.

I migliori risultati si ottengono abbinando i teli da pacciamatura e il tubo poroso: grazie a questo abbinamento il consumo di acqua è di circa il 10% rispetto all’irrigazione a scorrimento.

A maggior ragione nell’orto è sempre bene attendere che il terreno si raffreddi prima di bagnare, per evitare shock termici, per limitare l’evaporazione, per evitare che l’acqua, riscaldandosi sotto il sole “cuocia” le piante.

 

Sapone molle

Il sapone molle e/o di Marsiglia

Il sapone molle di potassio, più comunemente noto come sapone di Marsiglia, è un sale di potassio perfettamente biodegradabile in quanto metabolizzato da alcuni batteri.

La sua azione insetticida è dovuta ad alcuni acidi in esso contenuti che interagiscono direttamente con la membrana cellulare dei parassiti portandoli a rapida morte.

Agisce per contatto contro gliinsetti a tegumento molle come afidi, cicalino, cocciniglie, tripodi, ma colpisce anche alcune larve e acari grazie all’azione di occlusione degli organi respiratori. Favorisce inoltre il dilavamento della fumaggine che si installa sulla smielata prodotta da alcuni parassiti.

Dosi: se il sapone è solido si utilizzano 10-20 grammi per litro di acqua, mescolando fino a completo scioglimento del sapone; si può usare anche il sapone di Marsiglia liquido impiegando 10-20cc/litro. Qualora il trattamento risultasse inefficace, è bene aumentare le dosi fino a un 50% di più.

Impiego: il prodotto correttamente diluito si distribuisce con una pompa sulle piante colpite da parassiti. È bene eseguire il trattamento nelle ore serali. La sua azione termina quando si asciuga sulla pianta.

Note: il sapone di Marsiglia può essere dannoso su alcune piante: è il caso della gardenia, dell’azalea, della begonia, della poinsettia, su alcune varietà di pero e sull’ippocastano.

Aficida alla cipolla

Aficida alla cipolla

Tutte le aliacee, non solo l’aglio, hanno proprietà antibatteriche e repellenti. Per allontanare gli afidi dalle piante del nostro giardino o dell’orto, vale la pena provare il decotto di cipolla che possiamo realizzare praticamente a costo zero.

Utilizziamo infatti le parti normalmente gettate di due cipolle, le camicie più esterne. Mettiamo queste bucce in un pentolino insieme a mezzo litro di acqua e portiamo a ebollizione. Lasciamo sobbollire per dieci minuti, spegniamo il fuoco e lasciamo raffreddare. Filtriamo quindi il decotto e usiamolo per riempire uno spruzzino. Irroriamo con questo preparato le piante su cui sono presenti gli afidi e li vedremo scomparire in poche ore. Facciamo il trattamento alla sera, una o due volte alla settimana, per ottenere un effetto barriera.

Aficida all’olio di cannella

Aficida all'olio di cannella

Le piante ornamentali e quelle dell’orto possono essere invase dagli afidi e dai pidocchi; questi piccoli parassiti succhiano la linfa dai germogli più teneri e tendono in breve tempo a formare vaste colonie.

Per liberarcene senza far uso di insetticidi chimici, possiamo utilizzare l’olio di cannella. È un preparato che possiamo trovare facilmente in erboristeria, ma anche on line, e che dobbiamo usare solo molto diluito. Si trata di un olio essenziale particolarmente sgradito agli insetti.

Per utilizzarlo al meglio bagniamo bene la pianta con la pompa o con la lancia a doccia; questo già di per sé tende a disperdere parte dei possibili parassiti. 

Quindi facciamo una soluzione con acqua (meglio se demineralizzata) dove l’olio di cannella sia presente all’1%. Non usiamone di più perché brucerebbe i germogli e le foglie. Spruzziamo questa soluzione sulla pianta interessata e su quelle vicine. Gli afidi scompariranno in poche ore.

Insetticida al peperoncino

Insetticida al peperoncino

La capsaicina contenuta nei peperoncini ne determina la piccantezza, caratteristica che ad alcuni di noi fa molto piacere a tavola, ma che la pianta ha sintetizzato per tenere lontano i suoi possibili predatori.

Possiamo facilmente sfruttare questa caratteristica per difendere le nostre piante dai parassiti più comuni, gli afidi, gli acari, i vermini (tentredini) e larve in genere.

È molto semplice. Mettiamo nel frullatore una decina di peperoncini (anche secchi, purché piccanti) insieme a un bicchiere di acqua.

Frulliamo molto bene e lasciamo riposare per due giorni. Filtriamo e mettiamo la soluzione ottenuta nello spruzzino.

Distribuito sulle piante dove vediamo dei parassiti, li allontanerà nel giro di poche ore. 

Variante

Possiamo preparare l’insetticida al peperoncino così come descritto oppure aggiungervi nel frullatore anche due spicchi di aglio.

A differenza del preparato base, questa variante, più potente, non può essere impiegata in casa o sul terrazzo perché ha un forte odore di aglio.

Macerato di tabacco

Macerato di tabacco

La pianta del tabacco produce la nicotina per difendersi dai possibili parassiti; è infatti un ottimo repellente nei confronti di molti insetti parassiti. Possiamo perciò sfruttarlo per ottenere un prodotto che tenga lontano afidi e cimici, ma che risulta comunque sgradito a molti parassiti comuni.

Per sfruttarne i principi attivi, ci basta mettere il tabacco di alcune sigarette (tre-quattro) nello spruzzino pieno di acqua fredda. Lasciamolo macerare per alcuni giorni (una settimana circa) agitando di tanto in tanto.

Il liquido che si ottiene, giallastro e un po’ apppiccicoso, può essere spruzzato direttamente sulle piante sia in forma preventiva, sia per scacciare i parassiti.

Costa poco ed è efficace.

Anticocciniglia Bio

Anti cocciniglia Bio

I rimedi contro la cocciniglia nelle sue diverse forme prevedono normalmente delle emulsioni a base oleica che hanno la funzione, tra l’altro, di soffocare il parassita. Possiamo realizzare un insetticida dedicato usando prodotti che abbiamo in casa con un minimo di lavoro. 

  • Riempiamo per tre quarti lo spruzzino con acqua fredda.
  • Aggiungiamo mezza tazza di olio di oliva e un cucchiaio di sapone di Marsiglia in scaglie o tritato.
  • Mettiamo anche un’abbondante macinata di pepe, un cucchiaio di aglio in polvere e due foglie di menta.
  • Chiudiamo e agitiamo molto bene e a lungo il preparato in modo da creare un’emulsione più uniforme possibile. 
  • Lasciamo riposare per una giornata intera, agitiamo nuovamente e spruzziamo contro le piante attaccate da cocciniglia e afidi. Scompariranno velocemente.

Insetticida d’aglio

Insetticida all'aglio

In questo preparato si sfruttano le virtù dell’aglio, il suo contenuto di allicina e garlicina, come repellente contro i più comuni parassiti, sia in forma preventiva, sia in caso di attacco di afidi, acari, aleurodidi.

Metodo 1

Si prepara mettendo in un frullatore una testa d’aglio ripulita delle camicie esterne cartacee, qualche chiodo di garofano e un bicchiere di acqua. Si trita il tutto a lungo fino a ottenere un composto omogeneo, molto fine. Lasciamo riposare per ventiquattr’ore e versiamo il tutto in un colino metallico sotto il quale metteremo un recipiente della capacità di almeno tre litri. Versiamo quindi due litri di acqua a temperatura ambiente sul trito posto nel colino e raccogliamo il tutto nel recipiente.

Spruzziamo il preparato direttamente sulle piante, anche sotto le foglie per allontanare i parassiti. o prevenirne l’attacco.

In caso di pioggia ripetiamo subito il trattamento; diversamente, ripetiamolo ogni settimana-dieci giorni. Non ha controindicazioni, non cede sapore agli ortaggi, non è dannoso per l’alimentazione né per gli animali domestici.

Metodo 2

  • Puliamo 5-6 spicchi di aglio vecchio (non appena colto) e schiacciamoli in un mortaio.
  • Mettiamo l’aglio in una bottiglia di acqua bollente.
  • Chiudiamo la bottiglia, agitiamo e lasciamo riposare al buio per due giorni.
  • Filtriamo e versiamo in uno spruzzino.
  • Distribuiamo il preparato sulle piante e sul terreno vicino al fusto.