Le piante grasse più diffuse

Piante grasse per casa e giardino

Piante grasse per la casa e il giardino

Le piante succulente sono migliaia, tutte diversissime tra loro, per dimensioni e aspetto. Non sono una famiglia distinta, ma una caratteristica determinata dall’evoluzione delle piante alle condizioni pedoclimatiche del luogo di origine.

Per questo troviamo piante “grasse” nelle famiglie di piante più diverse: Apocynacee, Aizoacee, Cactacee, Crassulacee, Euforbiacee. Ma non sono le uniche. Vi sono piante che normalmente coltiviamo in casa o sul balcone che hanno le caratteristiche tipiche delle succulenti. Pensiamo alla Tradescantia, alla Sansevieria, alla Kalanchoe, persino a certe specie di Pelargoni. In realtà la capacità di immagazzinare l’acqua nei tessuti del fusto o delle foglie è ciò che ci fa dire che la pianta è succulenta o “normale”. È in realtà una distinzione molto sottile, spesso non così palese.

Di sicuro e di “facile” possiamo dire che le cactacee hanno il fusto verde, costoluto, utile per svolgere la fotosintesi; le crassulacee hanno solo le foglie succulente, mentre il fusto può esser legnoso; che le euforbiacee hanno un fusto contenente un lattice tossico o irritante.

Ma noi le scegliamo per la loro forma, la loro bellezza, l’originale fioritura. Eccone alcune.

Adenium obesum

Pianta adatta all’appartamento, è chiamata anche “rosa del deserto” o “Oleandro del Madagascar” per la somiglianza dei suoi fiori. Fiorisce dalla primaera all’autunno sui rami potati

Aeonium arboreum

Molto simile al Sempervivum, ha foglie coriacee spatolate con margini coperti da peluria e disposte a rosetta (larghe fino a 20 cm), sostenute da lunghi fusti glabri, più o meno ramificati. Può raggiungere il metro di altezza.

Agave angustifolia

Pianta dall’eccezionale resistenza alla siccità adatta sia al giardino sia al vaso. La sua rosetta raggiunge 70 cm di larghezza.

Aloe arborescens

Si inizia a coltivarla in vaso, ma può raggiungere dimensioni tali da obbligare a metterla in piena terra. In questo caso, se l’inverno è freddo, va protetta con tessuto non tessuto.

Aloe aristata

Le sue foglie, addossate una all’altra, sono di colore verde scuro con margini chiari ed escrescenze biance. Fiorisce in maggio-giugno.

Aloe vera

È caratterizzata da un ciuffo di foglie semplici, lunghe 40-60 cm, con apice pungente e bordi spinosi. il colore è verde grigio. Dal centro delle foglie si può ergere uno stelo fiorifero di colore giallo o rosso.

Crassula arborescens 

Può raggiungere il metro di altezza; ha foglie a spatola di colore verde argentato. I fiori, che appaiono a partire da aprile fino a settembre, sono bianco-rosa, a forma di stella.

Echinocactus grisonii

Chiamata anche “sfera d’oro” o “cuscino della suocera”, ha una forma globosa o colonnare, caratterizzato da costolature lungo le quali crescono numerose spine di color giallo oro e areole lanuginose dalle quali può nascere un fiore di colore giallo, rosa o rosso, secondo la specie.

Euphorbia enopla

 Arbusto che cresce fino a un metro d altezza ramificandosi dal basso. Il fusto centrale ha 6-7 coste con spine inizialmente rosse e poi marroni.

Euphorbia eritrea

In natura raggiunge 5 mt di altezza; coltivata in casa non supera i 2,5 mt. Cresce velocemente e ha la capacità di assorbire benzene e ammoniaca. Va protetta in inverno perché sotto i 15°C entra in sofferenza. 

Euphorbia Ingens Crestata

Ama il sole diretto per almeno mezza giornata durante la bella stagione. Teme il freddo (resiste finoa 10°C) e va dunque conservata in casa in autunno e in inverno. Va annaffiata e concimata regolarmente durante la bella stagione.

Euphorbia lactea compacta

Caratterizzata da un fusto verde con una sfumatura centrale chiara molto accentuata. Cresce bene a mezz’ombra e deve essere protetta dal freddo invernale (resiste fino a 12°C).

Euphorbia fruticosa

Il portamento eretto del suo fusto la caratterizza. Ha la capacità di formare molti getti laterali, tanto da creare un vero e proprio cespuglio.

Myrtillocactus geometrizans

Ha bisogno di sole diretto per qualche ora al giorno e può vivere all’esterno durante la bella stagione, ma richiede un ambiente protetto dal gelo durante la brutta stagione. Va annaffiata e concimata con regolarità. 

Opuntia consolea

Della stessa famiglia del Fico d’India, a differenza di questo non ha quasi spine. Fiorisce nella tarda primavera con fiori molto appariscenti a cui seguono dei frutti contenenti molto semi.

Opuntia microdasys

È caratterizzata da pale di forma ovale o allungata costellate da areole costituiti da ciuffi di piccolissime spine di colore giallo. Sulle piante adulte si formano in estate numerosi fiori a forma di coppa color giallo.

Pachycereus Pringlei

Pianta molto longeva a crescita lenta caratterizzata da un fusto con 10-15 costolature ricoperte da areole che portano numerose spine grigie. Con l’età tende a ramificare. In primavera produce fiori bianchi o verdi a cui fanno seguito dei frutti dalla polpa rossa, ricchi di semi.

Sansevieria cylindrica

Pianta a crescita lenta che può raggiungere con gli anni il metro di altezza. Le sue foglie sono lisce e carnose, di forma cilindrica e disposte a ventaglio. Non teme la calura estiva, ma soffre quando la temperatura giunge a 10°C.

Stetsonia coryne

Cactus colonnare solcato da 8-10 costole più o meno pronunciate lungo le quali si trovano areole dotate di spine lunghe e robuste. Con l’età tende a ramificarsi. I suoi fiori, grandi fino a 15 cm, sono bianchi e si aprono solo di notte.

Le cure per le grasse

Passione per le grasse

Le chiamiamo comunemente piante grasse (qualcuno dice succulente), ma si tratta di un termine molto generico che indica alcune caratteristiche che accomunano centinaia di specie diverse che fanno parte di decine di famiglie botaniche diverse. Cactacee, Crassulacee, Agavacee, Apocinacee, per citarne alcune, il cui nome ci può far pensare alle piante grasse; ma anche Composite (è la famiglia a cui appartengono ad esempio la margherita, la dalia o i settembrini), Geraniacee (il classico geranio), Euphorbiacee (come la Stella di Natale) o le Liliacee (come il giglio, il tulipano, il giacinto). Questo perché, indipendentemente dalla famiglia botanica di appartenenza, le piante grasse si sono evolute nel corso dei millenni per adattarsi alle condizioni climatiche estreme. 

Sono piante come tutte le altre e non una famiglia a sé: hanno però sviluppato caratteristiche molto diverse dalle piante che comunemente coltiviamo nei nostri giardini, perché il loro habitat naturale le ha trasformate. La maggior parte delle piante grasse ha origine in zone desertiche (per lo più il Messico o la zona più meridionale degli Stati Uniti) dove devono far fronte a temperature elevate, lunghi periodi di siccità, sbalzi termici tra il giorno e la notte talvolta superiori a 40°.

Per questo la natura ha messo a punto una serie di stratagemmi destinati a farle sopravvivere anche dove le piante “normali” non potrebbero vivere. I tessuti di queste piante sono in grado di immagazzinare acqua e sostanze nutritive in quantità tale da farle sopravvivere per mesi, talvolta per anni, senza acqua. 

Le foglie, che nelle piante normali traspirano e dunque rilasciano umidità nell’aria, nelle piante grasse sono state eliminate o ridotte a spine (che hanno anche una funzione difensiva nei confronti dei possibili animali assetati); il fusto stesso, gonfio di acqua, svolge la funzione clorofilliana e per questo è normalmente verde.

Le piante più piccole costano poco e ci permettono di impratichirci sulla coltivazione più adatta per queste piante. In più, avremo la soddisfazione di vederle crescere.

Forme e dimensioni

Le forme sono le più diverse, secondo la famiglia e la specie. Ve ne sono che assomigliano ad alberelli veri e propri con un loro tronco (come la Senecio kleina o l’Aloe dichotoma), altre che si ergono come colonne più o meno ramificate (come il Trichocereus o la Polaskia chichipe), altre ancora di forma sferica (come l’Echinocactus grisonii o il Ferocactus glaucescens). Come al solito, non sembra esserci limiti alla fantasia della Natura in quanto a forme; ma anche sulle dimensioni c’è la più ampia varietà.

Di solito le piante grasse sono piccole, anche perché la crescita è normalmente lenta, tanto da essere possibile coltivarle in vaso, ma si possono trovare in natura o nei giardini specializzati, piante che raggiungono anche 12 metri di altezza.

Le esigenze

Il fatto che le piante grasse siano adatte a superare i climi più proibitivi non significa però che non abbiano delle esigenze. È sbagliato perciò pensare di acquistare una pianta grassa e trattarla come fosse un soprammobile: è una pianta come le altre, che, come le altre piante che abbiamo in giardino o in vaso, ha bisogno di luce, acqua, elementi nutritivi.

Ma ha bisogno di tutte queste cose in un modo particolare.

La loro forza, cioè la capacità di resistere a lunghi periodi di siccità, è anche la loro debolezza; un’umidità eccessiva o un’annaffiatura di troppo può farle ammalare o più facilmente marcire. Ed è molto più facile far morire una pianta grassa per eccesso di acqua che non per sete.

La luce è un altro elemento fondamentale per queste piante: ricordiamo che in natura si trovano in zone con eccezionali livelli di luminosità. Dovunque le mettiamo perciò, in casa, sul balcone o in giardino, l’esposizione deve essere sempre molto luminosa.

Il drenaggio

Elemento fondamentale per la sopravvivenza della nostra pianta grassa, grande o piccola che sia, è fornirle un terreno in cui l’acqua scivoli via senza essere quasi trattenuta. Non solo è importante che vi sia un buon drenaggio (cosa comune a tutte le piante), ma il 

terreno deve essere tanto leggero da inumidirsi senza trattenere l’acqua. Se perciò al terriccio delle rose chiediamo di rimanere umido, al terriccio delle piante grasse dobbiamo chiedere che si asciughi il più presto possibile.

Il terriccio per piante grasse è riconoscibile perché, se lo prendiamo tra le mani, lo sentiremo leggero, friabile, molto sabbioso. E infatti contiene un’alta percentuale di sabbia che, come ben sappiamo, non trattiene l’acqua.

Scegliendo il terriccio giusto creiamo le condizioni perché la pianta sopravviva e si sviluppi; se il terreno è sbagliato la pianta morirà rapidamente.

La scelta del vaso

Possiamo acquistare presso i vivaisti specializzati piante già grandi che, secondo l’età e le dimensioni (diverse da specie a specie) potranno essere definite “adulte” o addirittura “da collezione”. Sono piante affascinanti ma dal prezzo molto elevato e, per quelle più grandi e pregiate, potremmo spendere anche diverse centinaia di euro.

Anche se grandi, non sono necessariamente più robuste di quelle piccole; un acquisto del genere è riservato a chi ha già acquisito dimestichezza con queste piante perché, benché “adulte” non ci perdoneranno eventuali errori. Se invece ci piacciono le sfide, possiamo acquistare in vivaio, al supermercato, persino nei grandi magazzini delle piante grasse poco più grandi di un tappo dal costo irrisorio (da 1 a 3 euro) e con esse imparare le tecniche di base. Le vedremo crescere e, se siamo bravi e fortunati, anche fiorire, con enorme soddisfazione.

La prima cosa da fare -se abbiamo accettato la sfida- sarà probabilmente quella di rinvasare la nostra piantina. Se l’abbiamo acquistata in pieno inverno possiamo rimandare l’operazione a primavera; altrimenti facciamolo subito. Ci sono due buoni motivi per farlo: il primo è che il vasetto in cui è contenuta la nostra piantina è tanto piccolo da risultare instabile e impossibile da bagnare. E la seconda è che la plastica del vasetto è quanto di peggio si possa avere per una pianta che soffre l’eccesso di umidità.

Scegliamo perciò un vasetto di coccio non troppo profondo e largo quanto basta per lasciare almeno due centimetri intorno alla pianta, lo spazio minimo per versare l’acqua quando ce ne sarà bisogno senza bagnare la pianta. Creiamo uno strato di fondo pari al 25% dell’altezza del nuovo vaso con ghiaia o argilla espansa, mettiamo la nostra piantina con tutta la terra che ha intorno alle radici e riempiamo con terriccio per piante grasse.

Se la nostra piantina ha le spine durante le operazioni di rinvaso avvolgiamola in uno straccio pulito di cui possiamo fare a meno (dopo l’operazione è meglio buttarlo o ci ritroveremo le mani piene di spine). Attendiamo quindi qualche giorno che il terriccio appaia ben asciutto prima di annaffiare; usiamo quindi un annaffiatoio a becco lungo versando pochissima acqua tutt’intorno alla pianta. 

Le composizioni

Se vogliamo sistemare più piante in un’unico vaso, formando una composizione, useremo le stesse accortezze scegliendo una ciotola abbastanza grande da contenere comodamente le piantine ed evitando di metterle troppo vicine. Consideriamo che, per quanto lentamente, le nostre piantine sono destinate a crescere e dovremo quindi lasciare tra una piantina e l’altra lo spazio sufficiente per la crescita. Un buon passaggio d’aria tra le piante facilita inoltre l’asciugatura del terreno e previene possibili problemi.

Il clima e le stagioni

Tutte le piante grasse amano la luce e per questo dovremo trovare per loro una posizione sempre molto luminosa. In casa mettiamole davanti alla finestra meglio esposta, in terrazzo nel punto più luminoso o dove il sole arriva più a lungo durante la giornata. Come tutte le piante, anche le piante grasse seguono il ritmo delle stagioni. Assecondare questo ritmo è importante per mantenerle sane e vederle crescere e persino fiorire.

Clima e stagioni sono in questo caso da valutare insieme per dare alle piante grasse le migliori condizioni di vita. Se abitiamo in Sicilia, ad esempio, dove l’inverno è mite e il clima normalmente asciutto, le piante grasse possono vivere in esterno tutto l’anno, sia in vaso sia in piena terra. Altrettanto possiamo dire se abitiamo in Riviera o sul Lago di Garda o in zone climatiche particolarmente favorevoli (assenza di gelate e scarsa umidità ambientale). Se l’inverno invece è freddo e piovoso, soggetto a gelate o comunque con un’elevata umidità, dobbiamo mettere al riparo le piante grasse durante i mesi più freddi portandole in casa, in un locale non riscaldato da ottobre fino a marzo, sempre in posizione luminosa.

Se non abbiamo un locale fresco dove metterle, possiamo usare il pianerottolo del condominio (ma attenzione alle spine e ai bambini), il balconcino verandato oppure ricorrere a una serretta, la stessa dove magari pensiamo di conservare i gerani o le altre piante delicate del balcone. Se non l’abbiamo, possiamo procurarcene una in qualsiasi garden center: ve ne sono di tutte le dimensioni, i materiali e i colori, da 30 euro in su. Montiamola contro una parete della casa (così beneficerà di un po’ di calore) nella posizione più luminosa possibile. 

Quanto bagnarle?

Per tutto il periodo invernale in cui le nostre piante grasse sono in un locale fresco o nella serretta non daremo loro acqua, ma le lasceremo indisturbate nel loro riposo vegetativo. 

 Quando la temperatura cambia (usiamo pure come riferimento le prime fioriture primaverili, quali la forsizia o la magnolia japonica o le prime gemme sulle piante) iniziamo a dare un poco d’acqua alle piante grasse, pochissima, appena quanto basta a inumidire la superficie del terreno. Per dare un’idea di massima, diciamo che le nostre piccole piantine possono essere bagnate in questa fase con il corrispondente di una mezza tazzina da caffé piena d’acqua.

Se abbiamo piante più grandi ci regoleremo invece non in base alle dimensioni della pianta, ma secondo le dimensioni del vaso e della terra che contiene. Consideriamo che non si tratta mai di annaffiarle nel senso comune del termine, ma solo di dare quanto basta per inumidire il terreno. Dopo questa prima dose di acqua primaverile osserviamo nei giorni successivi la pianta. Se l’umidità del terreno e il diverso clima l’hanno indotta a risvegliarsi, noteremo un verde più vivo e forse anche lo spuntare di qualche piccolo germoglio. Ripetiamo comunque l’operazione dopo due settimane e proseguiamo con questa frequenza per tutta la primavera aumentando la dose di acqua in base alla temperatura ambientale. A maggio intanto possiamo già spostare all’aperto le nostre piante grasse o aprire definitivamente la serretta in cui l’abbiamo riposta per l’inverno; se non sono state al sole durante l’inverno non mettiamole immediatamente al sole o potrebbero scottarsi (lo capiamo perché appaiono delle macchie giallastre sulla superficie). Scegliamo per loro una posizione luminosa e attendiamo un mesetto perché si adattino alla superiore luminosità senza scottarsi. Con l’estate possiamo metterle al sole; regoliamoci con le annaffiature in base alla temperatura perché il maggior caldo permette al terreno di asciugarsi più velocemente e quindi potremo bagnare le nostre piante più frequentemente, fino a una volta alla settimana nei mesi più caldi. Procederemo al contrario con l’abbassarsi della temperatura, riducendo frequenza e dosi di acqua fino a ottobre quando le sospenderemo completamente per l’inverno.

La fioritura

La maggior parte delle piante grasse fiorisce e spesso hanno fiori dai colori sgargianti, quasi inaspettati su piante così particolari. Condizione perché avvenga la fioritura -generalmente tra maggio e agosto secondo la specie- è che la pianta sia stata in riposo vegetativo al fresco. Se la teniamo chiusa in appartamento durante l’inverno molto probabilmente non fiorirà. È infatti la differenza di temperatura tra l’inverno e la primavera e la maggiore quantità di luce che inducono la pianta a fiorire. I fiori durano poco, ma rappresentano comunque una grande soddisfazione per chi coltiva piante grasse perché indicano chiaramente che le abbiamo curate nel migliore dei modi.

Come curare le piante grasse

Come curare le piante grasse

I vivai ci propongono una gran varietà di piante grasse di tutte le forme e le
dimensioni. La passione per queste piante è scontata, specialmente se non abbiamo tempo, se temiamo di dimenticarci di bagnarle, se pensiamo di non avere il pollice verde o semplicemente perché sono le uniche che sopravvivono in casa nostra.
Possiamo trapiantarle e comporle in originali ciotole, oppure conservarle nei minuscoli vasetti in cui le acquistiamo.

In fondo, le consideriamo un po’ una via di mezzo tra le piante vere e proprie e i soprammobili. La loro scarsa velocità di crescita non ci aiuta, d’altronde a pensare diversamente.

Eppure le piante grasse possono darci tante soddisfazioni e ve ne sono alcune che possiamo persino mostrare con orgoglio agli amici. E non solo le “lingue di suocera” (Epiphillum) o i “vermetti spinosi” (Chamaecereus silvestrii).
Bisogna però allontanarci dall’idea di avere dei soprammobili e cominciare a trattarle più come delle vere e proprie piante con caratteristiche particolari che meritano di essere prese in considerazione.
Innanzitutto dobbiamo sfatare alcuni pregiudizi su queste piante.

La normale terra dei vasi va bene

Falso. È il primo grande errore. Le piante grasse possono vivere in qualsiasi terreno, ma, data la loro origine, vivono bene in un substrato estremamente permeabile, più simile possibile al terriccio che possiamo trovare, ad esempio, in un deserto. Perché è importante? Perché le radici, per lo più

superficiali, di queste piante sono fatte per assorbire la poca acqua disponibile nello strato più alto del terreno, quello che può essere bagnato anche solo dall’umidità dell’aria durante la notte. Nel loro luogo di origine funziona così.
Come riprodurre queste condizioni? Usando un terriccio specifico per cactacee, un substrato che anche al tatto, è ricco di sabbia e perciò molto permeabile. L’acqua non si ferma, ma scivola velocemente verso il fondo evitando che le radici soffochino.

Non c’è bisogno di bagnarle

Falso. Sono piante e, come tutti gli esseri viventi, hanno bisogno di acqua per vivere e crescere. Nella loro evoluzione, queste piante, dovendo sopperire alla scarsità di acqua tipica delle loro zone di origine, hanno adottato alcune strategie che le differenziano dalle piante “normali”. Le foglie sono state trasformate in spine per ridurre al minimo la traspirazione (e dunque la perdita di liquidi); hanno gonfiato i loro tessuti per farne riserva di acqua, cosa che permette loro di sopravvivere per mesi senza che la pioggia le bagni. Questo fa sì che le piante grasse possono anche non essere bagnate, ma con il risultato che sospendono la loro attività e vivono utilizzando l’acqua che incorporano. Ma in questo modo non crescono. Inutile pensare che le piante grasse conservano l’acqua al loro interno se poi non gliela forniamo!
In realtà, se utilizziamo il terreno giusto (quello sabbioso, molto permeabile) potremmo bagnare le piante grasse con la stessa frequenza delle piante “normali” con il risultato che le vedremmo crescere. La pianta infatti sfrutterà la disponibilità di acqua per gonfiare i suoi tessuti o crearne di nuovi.

Le piante grasse hanno bisogno di vivere al caldo

Non è corretto. Nei posti di origine le escursioni termiche tra il giorno e la notte è molto elevata. Per questo, contrariamente a quanto si pensa, resistono bene al freddo. Anzi, nelle settimane più calde dell’anno, in luglio e agosto, le piante grasse entrano in riposo vegetativo. Possiamo anche bagnarle poco, perché non assorbirebbero l’acqua. Il riposo vegetativo nel periodo più caldo fa parte della strategia di queste piante per limitare la dispersione di acqua. Per contro, resistono bene a temperature prossime allo zero. Alcune cactacee hanno persino sviluppato un vero e proprio antigelo per contrastare le temperature tipiche dell loro ambiente naturale. Dunque non serve ritirale in casa appena fa fresco: possiamo aspettare tranquillamente la fine di novembre. Se abitiamo al nord e temiamo delle gelate, ci basta coprirle con del tessuto non tessuto. Oppure, potendo, ci basta ricoverarle in un locale non riscaldato. È importante che in inverno le piante grasse “sentano” il freddo: è la condizione essenziale per indurre la fioritura a primavera.

Non serve concimarle

Falso. Come tutte le piante, oltre che di acqua hanno bisogno di elementi di cui nutrirsi. Per questo oltre che annaffiate, vanno concimate durante tutto il loro periodo vegetativo perché abbiano a disposizione tutto quanto serve loro per costruire nuovi tessuti, difendersi dai parassiti, contrastare il clima. Le piante grasse sono bellissime. Chi le ama non può no concedersi il piacere di visitare il giardino esotico Pallanca, all’ingresso di Bordighera. Un’intero parco fatto solo di piante grasse di tutti i generi che crescono liberamente, all’aperto, tutto l’anno, forti del clima privilegiato della zona e delle naturali precipitazioni.
Il giardino esotico Pallanca alle porte di Bordighera (IM)

E non finisce qui

 Raccontateci la vostra esperienza, inviate commenti e osservazioni; potremo arricchire l’articolo.